E’ questa l’accusa che l’ex retail manager Rina Bovrisse (24) ha mosso in questi ultimi giorni contro la sede giapponese della multinazionale.
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Stando a quando dichiarato, il 29 settembre scorso il direttore del personale l’avrebbe convocata nel suo ufficio per ordinarle di “perdere prima del peso e poi di darsi una sistemata ai capelli” in quanto la sua immagine non era in linea con quella della compagnia.
La giovane avrebbe allora fatto notare che non era questa la condotta che un dirigente per le risorse umane avrebbe dovuto tenere, e, per tutta risposta lui avrebbe risposto :”Ho già licenziato una store manager di MiuMiu per la sua brutta dentatura.”
Non è la prima volta che Prada finisce sotto i riflettori per Bad Management. Il marchio è infatti attualmente indagato in Giappone per aver forzato i propri dipendenti nel 2009 all’acquisto di prodotti della casa, fino ad un estremo di quattro borse per store sfruttando gli sconti-dipendenti ma facendoli figurare come acquisti a prezzo pieno. Questo naturalmente per mantenere i profitti a livelli accettabili per il consiglio di amministrazione.
Nemmeno i piani alti sono stati risparmiati, si parla di cifre come 1700$ in acquisti sulle nuove collezioni per i manager e 1500$ per i loro vice e sottoposti.
“Inizilalmente ricevevamo un rimborso”ha dichiarato un ex-manager,” ma poi ifondi sono finiti e ci è stato detto che o mantenevamo un certo livello di profitto o parte del personale sarebbe stato licenziato.”
Malgrado le continue dichiarazioni di ex pendenti più o meno importanti stiano portando a galla una situazione ai limiti del legale, Prada Milano si tira fuori dalla questione.
Ha infatti dichiarato di essere all’oscuro di tutto e che la compagnia non condivide questa (comunque da confermare)condotta.
La situazione però è ormai troppo esposta per essere ignorata: “ Culturalmente la clientela giapponese tende a non tornare da un marchio verso cui ha perso fiducia. L’unica soluzione saranno delle scuse pubbliche da parte sia di Prada Giappone che di Prada Milano.” conclude Bovrisse.