Il prossimo 5 maggio anche l’ultimo reattore della centrale nucleare di Tomari nell’isola di Hokkaido, verrà spento ed il Giappone rimarrà quindi senza energia prodotta dall’atomo: dopo la catastrofe nucleare di Fukushima dello scorso anno infatti tutti i 53 reattori degli impianti giapponesi sono stati gradulamente disattivati per favorire manutenzione e controlli di sicurezza.
Il crescente contrasto dell’opinione pubblica fortemente contraria al nucleare non ha permesso il riavvio degli impianti, con conseguente ripercussione per l’economia del paese che già da 50 anni aveva basato la politica energetica sul nucleare e dalle quale ricavava circa il 30% dell’intero fabbisogno. La situazione ha innescato inoltre polemiche all’interno della politica giapponese ed è recente un’affermazione del primo ministrogiapponese Yoshihiko Noda che ha dichiarato che al momento il decommissionamento dell’energia nucleare sarebbe troppo costoso per il paesee causerebbe una rischiosa dipendenza dalle fonti fossili importate.
Forse polemiche e dissenso potrebbero essere una reale occasione per l’ investimento in energie pulite e a basso rischio per un paese tecnologicamente avanzatissimo come il Giappone.