“Kafka sulla spiaggia“, opera dell’ineguagliabile Haruki Murakami, edita dall’Einaudi ( 20€ ), è un’opera letteraria dalla bellezza e qualità ineguagliabili.
Di questo autore, ho letto moltissimi libri: Tokyo Blues Norwegian Wood, L’uccello che girava le viti del mondo, Dance Dance Dance, A Sud del confine, ad Ovest del sole,Tutti i figli di Dio danzano… ma di tutti questi, quello che mi ha lasciato, a lettura ultimata, con una sorta di tremolio impercettibile, è stato proprio quest’ultimo.
Il protagonista, è un giovane ragazzo di quindici anni, che nel cominciare la sua “nuova vita” prende in prestito dal padre della psicoanalisi, il nome Kafka; Tamura Kafka.
A poche ore dal compimento del suo quindicesimo anno, decide di abbandonare la casa paterna per fuggire altrove, senza una metà prestabilità da lui, ma dagli eventi.
La sua decisione è frutto di una vita priva d’amore e di persone che lo abbiano qualche volta, abbracciato; è frutto anche, di un peso inflittogli dal padre: una profezia/maledizione ( ucciderai tuo padre, giacerai con tua madre, con tua sorella… (chiaro è il riferimento alla profezia della sfinge fatta ad Edipo), e dall’abbandono da parte della madre e sorella quand’era ancora un bambino di solo quattro anni.
La sua metà prestabilita dagli eventi, è Takamatsu. Qui conoscerà un giovane bibliotecario di nome Oshima che per lui, rappresenterà un appiglio non indifferente; conoscerà anche la direttrice della biblioteca, la signora Saeki… tutti a lui, insorabilmente intrecciati a lui, da una ragnatela invisibile.
Non lontano, un altro uomo, sui sessanti anni, sembra in qualche modo essere legato, non tanto al ragazzo in sè, quanto alla vicenda in generale, che coinvolge, naturalmente, altre persone.
Egli è Nakata, un uomo che, quand’era ancora bambino, a causa di uno strano fenomeno che lo portò in letargo, perse ogni ricordo, ogni conoscenza e divenne, come lui spesso dice “stupido”: ma fondamentale per risolvere l’enigma, o quanto meno, dipanarne le trame.
Una sua caratteristica importante, è quella di riuscire a parlare con i gatti.
Com’è tipico di Murakami, i sogni svolgono un’importante ruolo in tutta la vicenda; è come se fossere dei mondi paralleli nei quali, i fatti che vi succedono, fatalmente, si presentano poi nella realtà.
I sogni sono degli oracoli personali; comunicano in modo ermetico e simbolico come vivere, come comportarsi, come risolvere i problemi. Ma non è sempre facile interpretarli.
“Quando si apre una porta, si deve decidere di entrare oppure uscire… ma sempre e comunque, essa va chiusa, altrimenti, qualcosa o qualcuno, può passarvi indisturbato e sconvolgere la monotona normalità”.
Da sottofondo all’opera di Murakami, vi sono le opere di alcuni dei più grandi musicisti del passato: Beethoven, Hyden ecc. Insomma, le storie di questo scrittore, molto probabilmente sono le sue storie; abilmente cammuffate come raccconti di fantasia.
Non si può fare altro che leggerle e trasformale in storie personali; quasi come se, le storie degli uni, fossere drasticamente le storie degli altri; tutti uniti, inconsapevolmente, in un unico groviglio di pensieri. Da leggere assolutamente!!!