Il premier giapponese Taro Aso stimola l’editoria nipponica infilando uno strafalcione linguistico dietro l’altro. L’ultima scivolata al Forum di Davos. Risultato dell’involontario “aiuto di Stato” al settore: i testi scolastici dedicati allo studio degli ideogrammi vanno a ruba.
Insomma, pare che il primo ministro nipponico abbia non pochi problemi con la pronuncia dei complicati caratteri di origine cinese. Così le gaffe durante gli interventi in pubblico, magari al cospetto dei leader del mondo, non si contano più.
600.000 copie in tre mesi. Da qui l’effetto a sorpresa sul mercato editoriale. In concomitanza con gli implacabili resoconti delle gaffe linguistiche di Aso da parte dei media, le librerie del Paese hanno segnato un eccezionale aumento di vendite per i libri di testo (normalmente usati nelle scuole dell’obbligo) che insegnano la corretta lettura dei «kanji» (ideogrammi), con volumi che hanno superato le 600.000 copie vendute in meno di tre mesi.
Il premier ha contribuito al boom. I librai confermano: «Il premier ha certamente contribuito al boom», osserva Takeshi Kato, titolare di una nota libreria di Asakusa, nel centro di Tokyo.
Un esempio da non imitare. D’altra in Giappone perdere la faccia è un rischio da non correre: «Sembra che in molti abbiano paura di fare la stessa brutta figura, se a sbagliare è una persona in vista come il leader del Paese», spiega Katsutoshi Tada, alla guida di una casa editrice scolastica. Come dire: un esempio. Da non imitare.