Troppi morti in confronto alle nascite e il sistema va in tilt. A partire dai forni crematori che in Giappone non sono più sufficienti a “soddisfare la domanda”. L’allarme viene lanciato dall’associazione filantropica no-profit Nippon Foundation, da tempo impegnata nella ricerca di soluzioni alternative al problema pur nel rispetto della tradizione, che vede cremata la stragrande maggioranza dei defunti.
Secondo le ultime cifre fornite dal ministero della Sanità, nel 2007 i decessi sono stati 1.108.280 – superando ancora una volta le nascite, ferme a 1.089.745 unità – e arriveranno a quota 1,7 milioni già entro il 2040, ben oltre la capacità degli attuali 4.900 crematori attivi nel Paese. A peggiorare la situazione, la radicata tendenza culturale dei giapponesi – retaggio della religione autoctona shintoista – a voler stare il più possibile ‘alla larga’ fisicamente dai luoghi che in un modo o nell’altro hanno a che fare con la morte, cosa che rende sempre più difficile costruire nuovi crematori.
Ad esempio, il grande cimitero ‘Yagoto’ di Nagoya, nel Giappone centrale, dal 1999 tenta senza successo di edificare un nuovo crematorio dalla capacità di 30 fornaci, un progetto che ha tuttavia trovato finora la ferma opposizione degli abitanti della zona. Stando alla Nippon Foundation, tuttavia, l’ultima speranza potrebbe essere la costruzione di ‘crematori galleggianti’: vere e proprie navi in grado di incenerire i corpi e disperderne le ceneri in mare, azzerando in un solo colpo le spese per l’affitto del terreno e soprattutto le proteste del vicinato.