Tokyo offre la miglior cucina al mondo. Tanta scelta, grande sperimentazione nei cibi, raffinatezza nell’estetica e rispetto delle tradizioni. Seguono Barcellona, Copenhagen, Londra e New York. Quasi assente l’Italia. Possibile?
Cambio di programma per Ratatouille, il simpatico topolino che lasciava la campagna e si recava a Parigi per diventare un grande Chef. Ora la sua meta non sarà più la capitale francese ma Tokyo. Perché è proprio la capitale nipponica il nuovo luogo-culto del cibo su scala planetaria. A dare il colpo di grazia allo stereotipo – forse non solo francese – che considera la “ville lumière”, tempio e patria dell’alta cucina e del buon gusto non è il parere di qualche buongustaio dalle papille poco allineate, ma la rivista americana Food & Wine, che del buon mangiare ha fatto la sua ragion di vita e dei sapori la sua missione. Un duro colpo per la “grandeur”, anche a tavola.
La capitale nipponica è stata dichiarata la città preferita dai gourmet di tutto il mondo. In seconda posizione Barcellona seguita da Copenhagen, Londra e New York. Il motivo del successo gastronomico della città giapponese non è frutto di una sbandata per il sushi di qualche critico, affatto. Tokyo deve il suo primato all’abbondanza dei suoi ristoranti e alla ricchezza e novità dei cibi offerti. Lo ha rivelato la la rivista specializzata Food & Wine Magazine, che ogni anno stabilisce con sovrana saggezza quali sono le città dove si mangia meglio in tutto il pianeta. E non c’è da stupirsi Tokyo strappa consensi da plebiscito. Innanzitutto è l’unica cucina originale, capace di integrare la continua ricerca di nuovi sapori con la sua proverbiale tradizione estetica. Insomma una festa per la vista oltre che per il palato. “Su questi punti, sostiene Jen Murphy della rivista Food & Wine – sono molto più avanti di noi”.
A premiare la grande offerta gastronomica della capitale giapponese non è solo Food & Wine ma anche la Guida Michelin. Nella sua classifica ha decretato la supremazia di Tokyo per la ricca offerta di ristoranti di tutti i tipi, dallo street food ai diversi stili di cucina (kaiseki, fugu e soba, per citarne alcuni) alla presentazione raffinata e, last but not least, alla qualità straordinaria dei prodotti di base, non ultimo la fortuna di poter attingere alle centinaia di pesci del mercato ittico di Tsukij. Secondo la Bibbia francese della buona tavola, Tokyo è la città più stellata del mondo. Non nel cielo, ma qui sulla terra. Con i suoi sei milioni di abitanti e più di 160mila ristoranti, la volta celeste della gastronomia è così composta: 123 ristoranti hanno ottenuto una stella, 36 due stelle e 9 si possono fregiare del prestigioso tre stelle. Per un totale di 227 stelle. Tra le scelte fatte dalla Guida Michelin il 60 per cento dei ristoranti offre cucina giapponese, il 25 per cento francese, con qualche briciola lasciata a cinesi, italiani e spagnoli. Un risultato sorprendente se si conosce il tradizionale “chauvinismo” dei nostri vicini transalpini.
Che sia un’abile mossa di marketing per risollevare le sorti dei ristoranti francesi in declino a Tokyo? E’ la tesi sostenuta da Stefano Carrer in un articolo apparso su Il Sole 24 Ore. Per Carrer si tratterebbe di un colpo di mano orchestrato dai francesi. Gratificando l’orgoglio nipponico, sempre sensibile ai riconoscimenti internazionali, i francesi fanno un investimento geniale. “Il messaggio trasmesso dalla Guida Michelin – scrive Scrive Carrer – è chiaro: la cucina vera è quella francese e quella giapponese; poi ci sono tutti gli altri, trattati un po’ come parenti poveri: cinesi, italiani e spagnoli”. Polemiche a parte, se si vuole mangiare bene Tokyo offre l’imbarazzo della scelta e il commando di pinguini del film Madagascar lo aveva intuito: anche ai leoni piace il sushi.