Lavorare con i giapponesi, una storia di amicizie e ustioni
di Alessandro “DocManhattan” Apreda
Rieccomi qui. Qualche settimana fa, nell’elencare in modo ironico tanti aspetti che del Giappone, anche dopo tutti questi anni, mi lasciano ancora oggi “incuriosito, affascinato e un pelo sgomento”, accennavo a quanto sia complicato interfacciarsi con un ambiente lavorativo giapponese.
Raccontavo ad esempio quanto frustrante sia dover risalire la scala gerarchica del comando per ogni cosa che richieda anche solo vagamente un’autorizzazione, qualunque cosa inneschi l’ineluttabile scalata della catena di comando. E quello per chiedere un’indicazione a una biglietteria, metti. Ora figuratevi un rapporto di lavoro, una riunione con dei possibili partner professionali, qualunque occasione che un minimo di formalità e di gioco delle parti lo richieda di suo.