Osamu Dazai era un esponente della corrente artistica nota come Burai-ha, giovani decadenti che all’inizio del secolo scorso esprimevano la crisi d’identità del Giappone moderno. Una vita, la sua, spesa tra uso di droghe, tentativi ripetuti di suicidio, divorzi e fughe, fino a quando non si tolse la vita, a 39 anni, gettandosi in un lago con la sua ultima compagna. Sì, non esattamente il massimo dell’allegria. Ma l’esistenza scapestrata e dissoluta di Dazai si riflette in uno stile accessibile eppure ricercato, per tanti aspetti influenzato dalla letteratura del Vecchio Continente. Pubblicato nel ’47, Il sole si spegne racconta di una famiglia nobile caduta in disgrazia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ebbe talmente successo, alla sua uscita, che “gente del sole calante” divenne un’espressione molto utilizzata per indicare l’aristocrazia nipponica ridotta in miseria dalla guerra.