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Perchè in Giappone non ci sono cestini?
Questa è una domanda che spesso mi viene posta e credo che tutti quelli che hanno visitato questo paese se lo siano chiesto! Partiamo con il dire che in Giappone il rispetto per la cosa pubblica e gli spazi comuni è molto elevato come ahimè non lo è in altri paesi del mondo: vi troverete spesso in luoghi affollatissimi, senza la benché minima traccia di sporco per terra, nemmeno un mozzicone di una sigaretta (Fumatori, in Giappone non si fuma per la strada ci sono delle apposite aree). Per correttezza devo dire però che non sempre è così, i maleducati sono anche in Giappone e spesso soprattutto la sera quando il tasso alcolico raggiunge alti livelli dovrete fare lo slalom in mezzo ad ogni genere di spazzatura, organica compresa.. Ci siamo capiti :-).
Torniamo in tema. Se leggete questo articolo, non solo per curiosità, vi sarà sicuramente capitato di camminare per ore con bottiglie, cartacce e quant’altro alla ricerca disperata di un cestino per buttare la spazzatura.
Mi sono documentato a riguardo in questi anni e la risposta a questo quesito è da ricercare in un tragico evento successo a metà degli anni ’90.
Il 20 marzo 1995 la setta religiosa Aum Shinrikyou (オウム真理教), un movimento dalle posizioni socio religiose molto discutibili, nel tentativo di destabilizzare il paese, organizzò una serie di attentati a Tokyo usando gas nervino nelle principali linee di metropolitana di Tokyo, Hibiya, Marunouchi e Chiyoda.
5 membri della setta lasciarono nelle stazioni per terra e all’interno dei vagoni involucri con il gas che forati con dei semplici ombrelli rilasciarono il micidiale contenuto. L’attacco partì dalla stazione di Naka Meguro dove morirono 8 persone e 275 furono intossicate.
Nella stazione di Kasumigaseki, molto affollata nell’ora di punta e nelle cui vicinanze sorgono le sedi dei principali organi di governo ministeriali, fu sventata una mattanza grazie all’eroico gesto di 2 dipendenti di Tokyo Metro, Tsuneo Hishinuma e Kazumasa Takahashi che recuperarono gli involucri da cui fuoriusciva il mortale gas, lo portarono dentro un ufficio per evitare la propagazione, pagando purtroppo però con la vita il loro eroico gesto. 12 persone persero la vita quel giorno.
I membri della setta furono tutti arrestati nel corso degli anni a seguire, alcuni dopo una lunga latitanza durata quasi 20 anni. Il leader della setta Shokou Asahara e 4 degli esecutori materiali dell’attentato furono condannati a morte (per chi non lo sapesse in Giappone vige la pena capitale per impiccagione). Asahara è ancora in carcere, condannato a morte, in attesa dell’esecuzione da 20 anni. In Giappone, ti condannano a morte ma non fissano la data dell’esecuzione che può avvenire in qualsiasi momento.
Il Governo in conseguenza di questi attentati, per evitare la possibilità di altri attentati in luoghi affollati con altre modalità come nascondere ordigni, sostanze chimiche dentro i cestini appunto, decise di limitarne la diffusione nelle grandi città giapponesi. Molto spesso in questo paese vengono scelte soluzioni drastiche, a volte inconcepibili, ma accettate comunque dalla popolazione.
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