Tra le giovani donne giapponesi sta nascendo una nuova e quantomai stravagante moda. Queste donne sono riconoscibili per la pelle chiarissima, gli occhi molto grandi e acconciature fuori dal comune. Il loro nome? Agejo.
Oggi le potrete trovare ovunque, un po’ come le Kogyaru negli anni ’90 (le Kogyaru sono le ragazze abbronzatissime). Ma come sono nate? Tutto parte, pensate, da una rivista.
Nonostante la crisi del settore dell’editoria, le vendite sono sempre andate bene per “Koakuma (小悪魔 – piccolo diavolo) Ageha (揚羽 – farfalla a coda di rondine)”, che ora conta più di 300.000 copie vendute al mese nel solo distretto di Tokyo. La rivista non fa altro che consigliare le “bariste” su alcuni ambiti della bellezza quotidiana: trucco, taglio di capelli e moda.
Le modelle che appaiono in questa rivista si chiamano AGEJO, ovvero AGE derivato dal nome del giornale più JO, suffisso per indicare una ragazza (揚女) e per lo più lavorano in diversi Night Club, spesso conosciute con il nome di “farfalle della notte”.
Queste ragazze hanno come caratteristiche fondamentali: pelle bianchissima, occhi resi più grande con l’aiuto di trucco, eyeliner e ciglia finte. A completare il tutto abbiamo lunghi e meravigliosi boccoli. Si dice che sia stata la cantante Ayumi Hamasaki a dettare questo stile, in realtà però da allora c’è stata una netta evoluzione del look.
Luogo molto frequentato dalle Agejo è un negozio di rossetti e lucida labbra nel centro commerciale Shibuya 109 (ichi-maru-kyuu), dove molte altre donne restano positivamente colpite dal loro look e dai bei vestiti, spesso smanicati e dalla schiena scoperta.
Secondo il critico di moda e stile Tetsuya Hineno, “Le Agejo sono come computer-grafica. C’è una netta linea tra amatori e professioniste”. Come a dire: se vuoi essere una Agejo non devi lasciare nulla al caso, altrimenti il risultato è disastroso.
Nella rivista “Koakuma ageha” le Agejo parlano liberamente del loro lavoro e della loro vita, intrattenendo migliaia e migliaia di ragazze che si identificano in loro. Anche perchè molte vivono fuori Tokyo, in paesi a volte molto piccoli, parlando addirittura il dialetto locale. Testimone del loro successo è ad esempio una studentessa diciannovenne di Saitama, la quale afferma che “A differenza di modelle professioniste, mi sento molto vicina a loro. Hanno i miei stessi gusti e i miei medesimi interessi”. La ragazza lavora in un bar per pagarsi parte degli studi.
Oggi il lavoro più richiesto è proprio quello di “barista”, proprio come le Agejo lo vivono e lo fanno vivere agli altri. Hisako Nakajo, direttrice della rivista, esalta la caratteristica fondamentale della propria testata, che “enfatizza il fatto che possiamo essere più belle di come siamo ora, anche se lavoriamo duramente tutto il giorno”.
Chissà, magari mentre cercate l’ultima moda giovanile a Shibuya potreste proprio incontrare una Agejo.
Roberto “Shinta” Beretta