A John Kirwan, ex ala degli All Blacks e ora allenatore giramondo, piacciono evidentemente le imprese difficili. In Italia era arrivato proclamando che il suo obiettivo era vincere il Sei Nazioni, e il proposito era stato accolto con un certo scetticismo: i fatti, purtroppo, diedero ragione agli scettici, e la carriera di Kirwan sulla panchina azzurra si concluse con un bilancio decisamente inferiore alle aspettative. Ma la delusione azzurra non ha evidentemente «smontato» Kirwan, che ha accettato un incarico ancora più disperato: evitare al Giappone, tredicesimo nel rank mondiale della pallaovale, il ruolo di squadra materasso in occasione del mondiali dell’anno prossimo in Nuova Zelanda.
Per questo Kirwan sta ricorrendo a una serie di trovate decisamente originali. In una nazione la cui altezza media è significativamente più bassa della media internazionale, il tecnico kiwi si è convinto che l’unica strada sia puntare, più che sullo scontro fisico, sull’approccio mentale all’avversario. Così ha arruolato come consulente un novantenne maestro di aikido, accreditato di capacità mistiche, che in Giappone ha già dato buona prova di sè in un settore molto lontano dal rugby: ha insegnato alle minuscole infermiere locali come sollevare i pazienti dal letto d’ospedale. «Grazie a lui – spiega Kirwan – le infermiere hanno imparato a sollevare uomini che pesano il doppio di loro. É una specie di Yoda», ha aggiunto, citando il «maestro» Jedi della saga di «Guerre stellari».
«Desidero capire se anche noi possiamo trarne qualche vantaggio – dice Kirwan – i giocatori giapponesi soffrono un lieve svantaggio fisico ma possiamo trasformare questa debolezza in una chance».
Alla creatività di Kirwan il rugby giapponese si è dovuto abituare in fretta. D’altronde l’ex All Black aveva esordito con un tributo ad un altro grande creativo, l’allenatore dell’Inter Josè Mourinho: «Sono un suo fan», aveva detto. Prima di ricorrere al maestro di aikido, Kirwan si era rivolto ad un’altra tradizione locale: i lottatori di sumo. I rugbisti della nazionale del Sol Levante erano stati messi di fronte ad un gruppo di campioni della lotta tradizionale. Anche i rugbisti avevano indossato il mawashi, la fasciatura che copre a stento le natiche, ed erano stati invitati a lanciarsi a tutta velocità contro i lottatori. «É andata a finire che i lottatori non si sono mossi di un millimetro, e che hanno fatto volare via i rugbisti – ha poi raccontato Kirwan – e questo ci dice che ci sono alcune tecniche che possiamo imparare da loro. La parte più robusta di un lottatore di sumo sono le dita dei piedi, perchè il regolamento non consente loro di staccare i piedi dal suolo. Quindi hanno una tecnica particolare per stare aggrappati a terra, e questa è una cosa che un rugbista in genere non sa fare».
Nel cercare di stimolare l’aggressività da parte dei suoi giocatori, il tecnico nel corso di un campo di allenamento nel resort di Miyazaki ha anche utilizzato dei manichini con le foto di personaggi reale incollate al posto della faccia. Funzionerà o no? Di sicuro, nel corso della Coppa del Mondo Kirwan non potrà verificare i risultati del suo lavoro dalla panchina giapponese, perchè ha già annunciato la sua intenzione di tornare in patria per partecipare all’organizzazone del torneo.